I disturbi psicopatologici

La personalità è l’insieme delle caratteristiche, o tratti stabili, che rappresentano il modo con il quale ciascuno di noi risponde, interagisce, percepisce e pensa.

Ogni persona ha particolari caratteristiche, o tratti di personalita’ e questi tratti si adattano flessibilmente alle diverse situazioni modellandosi nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni, a seconda delle circostanze.

La persona con disturbi di personalita’ invece, presenta alcuni tratti in modo particolarmente accentuato e rigido anche quando le situazioni o le circostanze richiederebbero atteggiamenti diversi o piu’ opportuni.

I disturbi di personalità non sono caratterizzati da specifici sintomi o sindromi, ma dalla presenza esasperata e rigida di alcune caratteristiche di personalità.


Tali caratteristiche diventano così consuete e stabili che le persone stesse non si rendono conto di mettere in atto comportamenti rigidi ed inadeguati, da cui derivano le reazioni negative degli altri nei loro confronti, ma si sentono sempre vittime delle circostanze.

Le persone con Disturbo di Personalità (paranoide, schizoide, schizotipico, borderline, narcisista, istrionico, dipendente, ossessivo comulsivo, antisociale ) tendono ad utilizzare sempre le medesime modalità relazionali con ogni persona, in ogni circostanza con evidenti conseguenze negative dei rapporti interpersonali.
Per esempio:

    le persone con disturbo dipendente di personalità denunciano spesso una significativa incapacità a prendere decisioni e ritengono di non essere mai certi di cosa fare e come farlo. Questo comportamento in parte è dovuto alla loro riluttanza ad esprimere le proprie opinioni per timore di offendere le persone delle quali hanno bisogno e, in parte, alla convinzione che le altre persone sono più capaci di loro. Delegano le decisioni e le responsabilità importanti ad altre persone e consentendo loro di prevaricare sui propri bisogni.

    le persone con personalità narcisistica hanno una particolare considerazione del proprio valore personale tendente alla “grandiosità”. I bisogni e le opinioni degli altri sono, il più delle volte, ritenuti di scarso valore. Possono essere estremamente sensibili alla sconfitta,ai fallimenti o alla critica di fronte ai quali, a causa della “grandiosa” opinione di se stessi, possono manifestare rabbia o depressione. Dal momento che si vedono superiori agli altri spesso pensano spesso di essere ammirati o invidiati anche se interagiscono con persone ben disposte.

Per una esaustiva descrizione del disturbo consultare il sito  www.wikipedia.org.

Disturbo bipolare o maniaco-depressivo: è un disturbo psicologico che colpisce circa 1 persona su 100. Nonostante non sia molto diffuso, è una malattia seria e, se non trattata adeguatamente, può causare gravi sofferenze e risultare anche molto invalidante. E’ un disturbo caratterizzato da gravi alterazioni dell’umore, e quindi delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti.

Chi soffre di questa condizione tende ad avere giorni o periodi in cui presenta fasi depressive seguite da fasi cosiddette maniacali in cui l’umore sembra alzarsi vertiginosamente; in altre parole la persona con disturbo bipolare può sentirsi al settimo cielo in un periodo e disperato in un altro senza alcuna ragione apparente, passando dal benessere della fase maniacale al disagio della fase depressiva anche più volte durante un periodo relativamente breve.

Le fasi depressive sono caratterizzate da umore particolarmente basso, marcata e profonda tristezza con la sensazione che non ci sia più nulla in grado di dare gioia. Inoltre, durante queste fasi, il sonno può facilmente aumentare o diminuire, così come l’appetito; concentrarsi su un’attività diventa molto difficile. Generalmente le fasi depressive tendono a durare maggiormente rispetto a quelle maniacali. A volte la disperazione ed il senso di vuoto sono così marcati che le persone pensano al suicidio.

Le fasi maniacali, in alcuni casi, sono esattamente l’opposto delle fasi depressive. Sono caratterizzate da un umore euforico, dalla sensazione che tutto sia possibile e da eccessivo ottimismo. Le idee ed i pensieri si accavallano rapidamente nella mente ed a volte diventano così veloci che spesso è difficile seguirli. Il comportamento diventa disorganizzato ed inconcludente. In altri casi, tuttavia, la fase maniacale non è caratterizzata da umore euforico, bensì disforico, in altre parole da un senso costante di rabbia e ingiustizia subita, intolleranza, irritabilità e, spesso, vera e propria aggressività venendo così a mancare la capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni.

Per una esaustiva descrizione del disturbo consultare il sito www.wikipedia.org.

La fobia riguarda la paura marcata e persistente che si manifesta in modo intenso solo in presenza di alcuni stimoli (oggetti, situazioni, persone, animali) e che causa comportamenti di evitamento mediati dalla paura e in grado di interferire significativamente con le normali attività dell’individuo. Tale condotta di evitamento è sovradimensionata rispetto al pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici.

La fobia specifica è la paura irrazionale e persistente di oggetti, animali o situazioni specifiche. Tra le fobie più diffuse sono presenti la paura delle altezze (acrofobia), la paura dei ragni (aracnofobia), la paura dei serpenti (ofidiofobia), la paura del sangue e delle ferite (emofobia), la paura degli spazi chiusi (claustrofobia), la paura dei luoghi pubblici (agorafobia), la paura di essere sepolti vivi (tafofobia) e la paura dei cani (cinofobia). Per un elenco completo delle fobie più diffuse vedere il glossario delle fobie.

Si definisce fobia sociale, detta anche disturbo d’ansia sociale, una paura irrazionale e persistente collegata alla presenza di altre persone in situazioni sociali. Chi ne soffre, in genere, cerca di evitare particolari situazioni in cui potrebbe essere oggetto di valutazione da parte di altri e rivelare segni di ansietà o manifestare un comportamento imbarazzante. Le persone affette da fobia sociale presentano così tanto ansia che evitano la maggior parte delle situazioni sociali o vi si espongono con grande sofferenza. Ciò li porta ad isolarsi sempre di più e ad avere un numero sempre più limitato di rapporti sociali.
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Nella classificazione dei disturbi alimentari rientrano: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi da alimentazione incontrollata.

I disturbi dell’alimentazione consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.

 

L’Anoressia Nervosa è un disturbo che porta a un costante rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del livello minimo normale per l’età e la statura. La persona è pervasa da un’intensa paura di ingrassare e da una visione distorta delle proprie forme corporee con perdita di peso e spesso amenorrea (assenza di ciclo mestruale).


La Bulimia Nervosa causa, oltre alla preoccupazione per il peso e le forme corporee, un costante bisogno di assumere grandi quantità di cibo(abbuffate ricorrenti) che poi sono eliminate attraverso condotte compensatorie quali il vomito auto-indotto, l’abuso di lassativi o l’esercizio fisico intenso.
Spesso anoressia e bulimia compaiono associate nella stessa persona che alterna periodi di “digiuno assoluto” a periodi di “grandi abbuffate”.
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L’ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una grave malattia.

Questa preoccupazione si basa sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici infatti, il disturbo è causato spesso da distorsione delle normali sensazioni che provengono dall’interno del corpo, erroneamente interpretate come sintomi di malattia.

L’ipocondria varia dalla più semplice paura di ammalarsi fino a terrore di aver contratto o sviluppato malattie gravissime, invalidanti o mortali. La persona, pur facendo ripetuti esami medici con esito negativo(ecografie, tac, ecc), non si sente mai sufficientemente rassicurata e persevera con la sua paura della malattia. Ritiene spesso che i medici non siano sufficientemente attenti o preparati e continua a richiedere esami medici tipo tac, ecografie, analisi del sangue, controllo della pressione ecc, nonostante si renda conto di esagerare.

Nell’ipocondria la preoccupazione può riguardare le funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la respirazione); alterazioni fisiche di lieve entità (per es. piccole ferite o una saltuaria allergia); oppure sensazioni fisiche indistinte o confuse (per es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”). La persona attribuisce questi sintomi o segni alla malattia di cui ha timore ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa.

In alternativa il paziente ipocondriaco può manifestare preoccupazione per un organo specifico(il seno, il cervello) o per una singola malattia (per es. la paura di avere un tumore).

Le persone con ipocondria possono temere di allarmarsi non solo a causa di osservazioni o sensazioni che riguardano il loro corpo ma anche se leggono o sentono parlare di una malattia, se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato, se scorgono un articolo in cui ci si parli della malattia temuta.

I pazienti ipocondriaci hanno spesso un’immagine di sé caratterizzata dall’idea di essere delle persone deboli, vulnerabili, facili alle malattie. Tale credenza è piuttosto generale e globale, ma costituisce uno dei perni intorno al quale si costruisce il senso della loro identità.

L’immagine di fragilità che il paziente ipocondriaco tende ad avere di se stesso non è intesa solo come debolezza dal punto di vista fisico in quanto vulnerabilità alle malattie o facile stancabilità, ma può essere intesa anche come fragilità psicologica ossia tendenza a provare emozioni esagerate, ad avere difficoltà nel controllarle e poterne essere sopraffatti fino ad impazzire.

Spesso a seguito del disturbo insorge un problema secondario di depressione.

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La depressione: chi ne soffre mostra una marcata tristezza giornaliera e tende a non riuscire più a provare motivazione nello svolgimento delle attività quotidiane. Le persone che soffrono di depressione, si sentono sempre giù di morale, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. Sembra che presentino un vero e proprio dolore di vivere che li porta non riuscire a godersi nulla. Hanno un forte senso di pessimismo riguardo se stessi, gli altri e il mondo.

Si sentono inutili e spesso ritengono di essere solo un peso per i parenti o gli amici. Oltre a ciò i sintomi tipici della depressione sono:  perdita o aumento dell’ appetito; aumento o  diminuzione del sonno; spesso un marcato rallentamento motorio o, al contrario, una marcata agitazione; una marcata affaticabilità; ridotta capacità di concentrarsi; tendenza ad incolparsi, a svalutarsi; pensieri suicidari (il 15% dei pazienti depressi muore di suicidio).

ll disturbo depressivo può colpire chiunque a qualsiasi età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni  e colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini; nei bambini invece la differenza di genere(M/F) non incide sull’incidenza del disturbo.

Le cause della malattia sono molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari non risolti, problemi di lavoro, problemi relazionali, etc.). Le ricerche hanno individuato due cause principali: il fattore biologico, per cui alcune persone hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia e il fattore psicologico, per cui  le esperienze personali possono aumentare il grado di vulnerabilità acquisita alla malattia.
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Il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni; in questo disturbo sono presenti pensieri intrusivi e/o immagini ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto o azioni mentali (es. contare, pregare, ripetere parole) o comportamenti ripetitivi (es. controllare, pulire, ordinare), messi in atto in risposta ad un’ossessione secondo regole precise, allo scopo di neutralizzare e/o prevenire un disagio e una situazione temuta.

I pensieri o immagini ricorrenti e persistenti affliggono l’individuo e vengono percepite come invasive e inappropriate (o comunque disturbanti) provocando una marcata sofferenza.

L’individuo tenta (invano) di ignorare o sopprimere tali pensieri, immagini o impulsi, o di neutralizzarli con altri pensieri ma senza successo; inoltre spesso a seguito delle ossessioni mette in atto un’attività compulsiva in altre parole controlla ripetitivamente se ha fatto o no certe azioni (chiudere il gas, chiudere la macchina, , ecc).

Esempi di ossessioni sono pensieri del tipo: “potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della palestra”; “in ospedale non devo pensare il nome delle persone che amo altrimenti potrebbero ammalarsi davvero”; “tutto deve essere sempre perfettamente in ordine e in armonia, altrimenti qualcosa di brutto potrebbe capitare alla mia famiglia”.

Esempi di Compulsioni: controllare più volte di aver chiuso il gas, lavarsi ripetitivamente le mani a intervalli regolari durante il giorno, evitare di toccare o anche solo avvicinarsi a tutte le porte o tutti i locali pubblici; monitoraggio continuo dei propri pensieri e ripetizione di preghiere o frasi ritualizzate o azioni tese ad annullare eventuali “pensieri sbagliati” ; ancora: azioni tese a evitare di mettere o lasciare oggetti “fuori posto”, controlli ripetuti su conti appena fatti, ecc. I comportamenti compulsivi riguardano spesso l’ordine e la pulizia.

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Disturbo di panico con o senza agorafobia: a volte l’ansia può manifestarsi in forma critica e improvvisa, senza uno stimolo apparentemente adeguato. In questi casi, caratterizzati da terrore acuto, senso di minaccia o di morte imminente e intensi disturbi fisici si parla di attacchi di panico.

I principali sintomi sono attacchi di panico inaspettati e ricorrenti con tachicardia, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, brividi o vampate di calore, torpore o formicolio a una parte del corpo, paura di morire o di impazzire, depersonalizzazione o derealizzazione. È necessaria la presenza di almeno quattro di questi sintomi perché si possa diagnosticare un attacco di panico vero e proprio.

Spesso la persona con disturbo di panico prova a ‘gestire la situazione’ mettendo in atto una serie di comportamenti protettivi (ad esempio, inizia a controllare la respirazione facendo respiri profondi) che nella maggior parte dei casi peggiorano la situazione aggravando le sensazioni del panico (l’iperventilazione, ad esempio, può peggiorare le sensazioni di vertigine, disorientamento e confusione).

Anche un solo attacco può sensibilizzare la persona rispetto ai segnali dell’ansia e la persona finisce per vivere con una costante paura della paura. Questo particolare tipo di paura (nota in letteratura scientifica con il nome inglese di anxiety sensitivity) porta l’individuo a interpretare come gravemente minacciosi per la propria integrità fisica o mentale i segnali di attivazione neurovegetativa (anche quelli del tutto fisiologici e  normali) e  a reagire ad essi in modo ansioso.

L’ansia che ne deriva spaventa a sua volta la persona avviando un vero e proprio circolo vizioso che può condurla in breve tempo ad un attacco di panico. La paura della paura è perciò in buona parte responsabile della comparsa di nuovi attacchi di panico e, in ultima istanza,  del mantenimento e dell’aggravamento del disturbo di panico.

L’attacco di panico in genere dura pochi minuti ma molto spesso compare un sintomo secondario ossia l’agorafobia, vale a dire la paura di allontanarsi da soli da una più o meno ristretta “area di sicurezza” a causa della preoccupazione persistente di avere un nuovo attacco.

In questi casi, si parla di panico con agorafobia; in altre parole la persona per la paura di avere un nuovo attacco inizia ad evitare certi luoghi o certe situazioni (metro, autobus, banca , supermercato, ecc), in cui  non sarebbe facile disporre dell’ aiuto di qualcuno  o da cui sarebbe difficile allontanarsi in caso di attacco di panico.

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Disturbi d’ansia: la persona ha la sensazione che stia per succedere qualcosa di negativo, percepisce il timore o la paura di qualcosa di indefinito, ha sensazioni di pericolo o di minaccia. Questo dà luogo a preoccupazioni immotivate con continua apprensione riguardo ogni settore della propria vita: preoccupazioni per la salute, per il futuro, per il lavoro o per le persone care.

Generalmente la persona ansiosa accusa difficoltà di concentrazione e un vago senso di “confusione” che rendono difficoltosa la sua applicazione alle abituali attività. Spesso questo causa una riduzione delle capacità prestazionali (la persona non si sente efficiente e produttiva come al solito) e con facilità compare un senso di affaticamento. I clienti con disturbi d’ansia manifestano eccessive reazioni di allarme (spavento e apprensione in occasione di stimoli improvvisi) o una facile irritabilità.

I disturbi somatici più frequenti legati all’ansia sono i sintomi cosiddetti “neurovegetativi” quali sudorazione, sensazioni di freddo o di caldo, bocca secca, senso di vertigine o di sbandamento. Le persone con disturbo d’ansia riferiscono quasi sempre disturbi del sonno con difficoltà di addormentamento o risvegli frequenti durante la notte e disturbi dell’alimentazione sia con riduzione che con aumento dell’appetito.

I sintomi somatici possono investire ogni sistema o apparato. Spesso si manifestano sintomi cardiovascolari come tachicardia, palpitazioni, extrasistoli, variazioni dei valori della pressione arteriosa e dolori al torace. Talvolta il cliente accusa disturbi respiratori con improvvise sensazioni di soffocamento o di mancanza del respiro. Molto frequenti sono i disturbi gastrointestinali che si manifestano con stitichezza, diarrea, nausea, vomito, bruciore o dolore gastrico.

Per una esaustiva descrizione del disturbo consultare il sito www.wikipedia.org.